CAMOSCIO: Descrizione
Il Camoscio Appartiene all’ordine Artiodactyla, famiglia Bovidae, grandi mammiferi erbivori muniti di corna permanenti. Si tratta di un grande mammifero dalla forma robusta e compatta, che raggiunge una lunghezza corporea di 100-130 cm ed un’altezza al garrese di 70-90 cm; da adulto raggiunge un peso anche di 40 (femmine) o 50 (maschi) kg. La testa del camoscio è allungata e relativamente piccola rispetto al corpo, con il muso sottile; le corna, color ebano, sono semplici e uncinate all’estremità e sono presenti in entrambi i sessi. Le mute del pelo sono due, in autunno (tra agosto e ottobre) e in primavera (tra aprile e giugno) e portano alla modificazione del colore e della lunghezza del mantello; questo d’estate è marrone rossiccio, con la presenza di una linea dorsale, zampe e coda più scuri, mentre in inverno è molto più scuro, quasi nero; soprattutto nei maschi adulti durante la stagione fredda è evidente sulla schiena una criniera di peli molto lunghi (fino a 30 cm), che non cadono durante la precedente muta autunnale. Fronte e gola sono chiari.Grazie alla forma di zoccoli mobili (con il terzo e il quarto dito divaricabili per la presenza di una piega cutanea), il Camoscio riesce a muoversi in modo agile anche su terreni fortemente innevati e scoscesi. Le unghie molto dure consentono di intaccare il ghiaccio, una membrana interdigitale aumenta la superficie d’appoggio nei fondi molli, e gli speroni posteriori aiutano la discesa su pendii scoscesi.
CAMOSCIO: Habitat e areale di diffusione
Di habitat tipicamente montano, subalpino e alpino, la specie del camoscio abita foreste di conifere o latifoglie, caratterizzate da un fitto sottobosco ed intervallate da radure, ripide pareti rocciose o canaloni; frequenta anche cespuglieti (Ontano verde, Rododendro, Pino mugo), praterie, pietraie e zone erbose sopra il limite della vegetazione arborea. Durante i mesi estivi le femmine adulte e i giovani, in gruppo, occupano aree al di sopra del limite superiore dei boschi, mentre i maschi adulti, solitari, vivono dispersi sul territorio a quote minori. In inverno invece il camoscio utilizza le zone più elevate dei boschi oppure le pareti scoscese e ventose esposte a sud, più calde e meno innevate. Relativamente opportunista nella dieta per le capacità digestive, si nutre principalmente di vegetazione erbacea (graminacee e leguminose); in momenti di scarsità alimentari può mangiare anche getti, foglie e rami, di latifoglie come di conifere. Il camoscio Ha abitudini diurne, essendo tuttavia più attivo all’alba e al tramonto, nell’alimentazione e negli spostamenti, e riposando nelle ore più calde durante l’estate. Le femmine della specie sono caratterizzate da una maggiore socialità e la struttura sociale, di tipo matriarcale, si fonda sul legame madre-piccolo; i maschi adulti o sub-adulti vivono invece isolati o in gruppi piccolissimi, peraltro non stabili nel tempo. Durante la stagione riproduttiva si incontrano branchi misti; gli accoppiamenti avvengono tra la fine di ottobre e dicembre e le femmine, che raggiungono la maturità sessuale all’età di un anno e mezzo, partoriscono solitamente un piccolo dopo circa 180 giorni. Dopo poche ore, questo è già in grado di seguire la madre. La mortalità è elevata, raggiungendo il picco (30-50%) nel primo anno di vita; la vita media è di circa 10 anni e i suoi predatori naturali sono l’Aquila reale, la Volpe (sui capretti) e, dove presente, la Lince. Sembra presentare problemi di convivenza solo con il Muflone, per problemi territoriali e di alimentazione (Prigioni et al., 2001).È distribuito in tutta l’Europa centro-orientale, fino al Caucaso e alla Turchia, con una diffusione non omogenea che segue i principali rilievi montuosi. In Italia è diffuso abbastanza uniformemente su tutto l’Arco Alpino, dal Friuli Venezia Giulia alla Liguria, fino alla provincia di Savona, che costituisce il limite sud-occidentale dell’areale (Boitani et al., 2003).
CAMOSCIO: Dimensione e andamento delle popolazioni
La consistenza dei contingenti europei è stimata in 500.000 individui dopo ampie modifiche dovute ad estinzioni locali provocate dall’attività venatoria, diffusione naturale e immissioni (Prigioni et al., 2001). Le densità più elevate in Italia si registrano in Alto Adige (4,8 capi/100 ha) e in Piemonte, in cui si concentra il 62% della popolazione totale (Boitani et al., 2003); i valori complessivi più alti, comunque, sono quelli relativi ad alcune aree protette e a riserve private di caccia, dove si raggiungono anche i 10-16 capi per ettaro (Spagnesi & De Marinis, 2002). Nel nostro Paese fino agli anni ’50 si sono registrate contrazioni di areale e decrementi numerici in gran parte delle popolazioni, mentre attualmente sembra in fase di generale espansione, con una stima al 2000 di circa 123.000 capi italiani, rispetto ai 65.000 degli anni ’80 e ai 70-75.000 del decennio successivo (Spagnesi & De Marinis, 2002). Negli ultimi 15 anni le popolazioni si sono accresciute ad un ritmo medio annuale del 3,5%, soprattutto in Liguria, Lombardia e Friuli Venezia Giulia.
CAMOSCIO: Conservazione e gestione
Per via delle sue abitudini alimentari, il camoscio non sembra causare tanto danni da sovrapascolamento, quanto problemi di rinnovamento di specie legnose (ad esempio Ginepro e Abete Bianco) per eccessiva brucatura, soprattutto in zone di svernamento dove la specie raggiunge alte densità (Prigioni et al., 2001). La specie non è protetta ed è oggetto di caccia; la gestione venatoria condiziona ancora parzialmente distribuzione e dinamica delle popolazioni a causa di prelievi non sempre corretti dal punto di vista biologico. Sono auspicabili diversi interventi per favorire la conservazione del Camoscio: un maggiore controllo del bracconaggio ed un miglioramento della pianificazione venatoria; la realizzazione di interventi di reintroduzione oculata, in zone circoscritte e idonee, ma che risultano di difficile colonizzazione spontanea; un controllo della frequenza e della qualità turistica (estiva, ma soprattutto invernale), in modo che non interferisca con la biologia della specie; un controllo della diffusione del Muflone, specie concorrente (Prigioni et al., 2001).La stagione invernale è il momento dell’anno più critico per il Camoscio: per la sua sopravvivenza si rende pertanto necessaria la presenza e la permanenza di aree di svernamento sufficientemente estese e tranquille (Vigorita et al., 2003a).