CERVO: Descrizione
Il Cervo appartiene all’ordine Artiodactyla, famiglia Cervidae, grandi mammiferi erbivori muniti di corna ossee caduche. È il più grande Cervide presente in Italia, con lunghezza corporea compresa tra i 160 ed i 220 cm ed un’altezza al garrese di circa 105-130 cm; la coda è lunga 12-15 cm. I maschi pesano 130-240 kg, le femmine 90-120 kg; la variabilità è data dagli ambienti frequentati e dal cibo disponibile. Negli adulti di cervo il mantello è di colore rosso fulvo in estate e grigio-bruno in inverno, mentre nei giovani è rosso scuro con macchie bianche. Posteriormente, intorno alla coda, è ben evidente una macchia chiara color crema. I maschi del cervo hanno dimensioni maggiori rispetto alle femmine e portano poderosi palchi munite di un numero variabile di cime, non legato all’età; le dimensioni del palco dipendono da molti fattori, tra cui anche la qualità dell’alimentazione. Le “corna”, rinnovate annualmente, vengono perse tra febbraio ed aprile e ricrescono raggiungendo il compimento dello sviluppo intorno al mese di agosto. Come negli altri Cervidi, la crescita avviene con la formazione di nuovo osso ricoperto di velluto; a sviluppo completo, i palchi vengono liberati dal velluto e si presentano di colore molto chiaro, che si scurisce nel corso dell’anno. I cervi sono animali fortemente territoriali, che marcano le loro aree tramite tracce odorose, con l’uso di sostanze prodotte da ghiandole poste intorno agli occhi; tracce riconoscibili della presenza del Cervo sono anche segni di sfregamento sulle piante, raspate sul terreno e fatte a forma di ghianda (Prigioni et al., 2001). Durante la stagione riproduttiva, i maschi sono particolarmente attivi per ottenere e difendere il possesso di un branco di femmine all’interno del proprio territorio. La competizione tra diversi maschi si esterna principalmente attraverso l’emissione prolungata di bramiti, versi udibili particolarmente nelle ore notturne ed all’alba. Solo in caso di densità elevata della popolazione si verificano scontri effettivi e violenti tra maschi, per lo più quando i contendenti si equivalgono nella forza fisica. Il Cervo forma branchi stagionalmente variabili. La stagione riproduttiva inizia a settembre e le femmine, che maturano intorno ai due anni e mezzo, partoriscono in genere un solo piccolo a fine maggio-giugno. Il cucciolo, nei primi giorni di vita, rimane nascosto nella vegetazione e raggiunto dalla madre solo al momento dell’allattamento.
CERVO: Habitat e areale di diffusione
Il Cervo si adatta a condizioni ambientali variabili, superfici innevate come zone paludose; è in grado di vivere sia in pianura che in montagna. Il cervo occupa primariamente aree boscate di grandi dimensioni, sia di latifoglie che di conifere, ma caratterizzate in ogni caso da un fitto sottobosco e intervallate da radure e pascoli; in tarda primavera-estate sale di quota fino al limite della vegetazione arborea, utilizzando i pascoli di altitudine. Necessita di territori molto vasti (10-15.000 ettari). L’uso dell’ambiente varia stagionalmente e le porzioni di territorio utilizzate in inverno e in estate possono anche essere molto distanti tra loro, costringendolo a compiere vere e proprie migrazioni; in genere sono i maschi sub-adulti che compiono spostamenti di grande entità per colonizzare nuovi territori (Prigioni et al., 2001). La dieta del cervo è più ampia rispetto al Capriolo ed è composta soprattutto da vegetazione erbacea di vario tipo, bacche e radici; in inverno si nutre di gemme, foglie, cortecce, ghiande, castagne e funghi, spingendosi fino ad intaccare le coltivazioni di cereali, patate, viti o alberi da frutto. Il cervo attivo principalmente di notte, quando ricerca il cibo, mentre di giorno rimane nascosto nel folto del bosco. I branchi hanno composizione variabile a seconda delle stagioni, ma l’organizzazione di base è matriarcale; in inverno, fino alla stagione riproduttiva, i cervi si riuniscono in branchi numerosi, mentre in estate si riducono a gruppi di 1-2 femmine con i piccoli dell’anno.Diffuso in tutta Europa, con diverse sottospecie, in Italia è abbondantemente presente in tutte le Alpi centro-orientali e, localmente, in Piemonte e Valle d’Aosta. Nell’Appennino centrale e meridionale il cervo è presente con nuclei meno diffusi, ma tendenti all’espansione (ad esempio, Foreste Casentinesi, Parco Nazionale d’Abruzzo e Sila). Di notevole importanza è un nucleo residuo nel Bosco della Mesola (FE), che rappresenta il relitto dell’originale popolazione autoctona padana (Prigioni et al., 2001).
CERVO: Dimensione e andamento delle popolazioni
Le densità europee di cervi sono stimate tra 5 e 45 individui/km2 (con una consistenza, fino agli anni ’90, di circa 1,3 milioni di capi; Boitani et al., 2003). L’areale storico nazionale comprendeva probabilmente gran parte del territorio peninsulare e la Sardegna, ma a partire dal XVII secolo si è fortemente ridotto a causa delle trasformazioni ambientali e della crescita della persecuzione diretta da parte dell’uomo; i nuclei continentali residui si sono espansi nel secondo dopoguerra, aiutati dall’immigrazione di individui provenienti da Paesi confinanti (Svizzera) e da interventi di reintroduzione su tutte le Alpi occidentali. Attualmente la specie del cervo è in espansione e in Italia sono presenti circa 43.000 capi (al 2000; Boitani et al., 2003), di cui circa 34.000 concentrati sulle Alpi, più di 5000 in Appennino e circa 2700 in Sardegna. Solo le popolazioni appenniniche e sarde non sono sottoposte a prelievo venatorio (Spagnesi & De Marinis, 2002).
CERVO: Conservazione e gestione
Considerato non minacciato, il Cervo non ha praticamente predatori naturali che lo contengano numericamente, ad eccezione del Lupo, nelle zone dove è presente; quest’ultimo è in grado di cacciare il Cervo solo utilizzando tecniche di caccia di gruppo, di difficile applicazione in Italia e in gran parte d’Europa (Prigioni et al., 2001). Esiste comunque una forte competizione con il Capriolo e con il Camoscio alpino; questo fenomeno comporta la necessità di una gestione incrociata delle dimensioni delle popolazioni nelle zone di sovrapposizione. Il cervo sopporta meglio del Capriolo la presenza e il disturbo causato dai cani, mentre è negativamente influenzato dalla presenza di strade ad alta percorrenza, che ne limitano considerevolmente le possibilità di movimento e migrazione (Prigioni et al., 2001).In caso di elevata densità il Cervo può causare notevoli danni alle specie forestali, attraverso lacerazioni, strappi di germogli o scortecciamento; i danni alle colture sono determinati sia dalla brucatura che dal calpestio. Per evitare il danneggiamento degli habitat selvicolturali, le densità massime dovrebbero essere contenute entro i 5-6 individui/km2. Superata una data soglia di densità, le popolazioni possono sfuggire al controllo, con conseguenze devastanti per gli ambienti agricoli e forestali (Prigioni et al., 2001). Contromisure adeguate potrebbero essere, più che l’uso di recinzioni, la realizzazione di interventi di miglioramento ambientale quali, ad esempio, il mantenimento di una buona percentuale di latifoglie nelle foreste, tagli periodici di ringiovanimento del bosco, creazione e mantenimento di radure, coltivazione a perdere anche in foresta (Tosi & Toso, 1992).